Le Fan Fiction di croweitalia

titolo: Una come tante (sesta parte)
autrice: Kya
e-mail: kyaweb@infinito.it
data di edizione: 28 novembre 2002
argomento della storia: Una ragazza comune e un giovane attore… dagli esordi alla fama internazionale
puntate precedenti: Come certi incontri cambiano la vita…
lettura vietata ai minori di anni: 18

(Sviluppo "pratico")

- Claire, ti devo parlare. -
- Dimmi. -
- Non qui, Vieni con me. -
Un brivido di presentimento mi corse lungo la schiena quando Russ, senza aggiungere altro, mi afferrò una mano costringendomi ad alzarmi. Lanciai un’occhiata allarmata a Mark che non fece nient’altro che sorridere maliziosamente, Fu così che mi rassegnai a seguire Russell che girava l'angolo della casa dirigendosi verso il bosco.
L'oscurità era interrotta solo dalle luci della casa che filtravano tra gli alberi e dalla luna che faceva capolino tra i rami. Non so come facesse Russ ad orientarsi, io riuscivo a malapena a vedere dove mettevo i piedi. Nell’aria c’era una strana elettricità che mi dava i brividi e mi spediva il cuore in gola.
- E’ buio, torniamo indietro. –
L’unica risposta fu un braccio che mi circondò la vita aiutandomi a procedere.
- Russ, le lucciole me le hai già mostrate. –
Non sapevo se essere più timorosa o più incuriosita ed eccitata perché intuivo il motivo per cui mi aveva condotta nel bosco.
Russell si fermò e io per un attimo pensai che volesse dar retta alle mie proteste, invece il suo braccio attorno alla mia vita aumentò la sua stretta finché non mi trovai addosso a lui.
- A nessuno verrà in mente di venirmi a cercare qui. – mormorò mentre le sue labbra si incollavano al mio collo e la lingua tracciava una linea sottile dall’orecchio alla clavicola. Un gemito mi sfuggì dalle labbra, un gemito che suonò come un incoraggiamento e lo fece impazzire. Mi prese il viso tra le mani e mi baciò con una foga che mi lasciò stordita. Mi divincolai un attimo per riprendere fiato e in quel momento notai la sua espressione turbata, come se si aspettasse da me una reazione negativa. E invece lo baciai con una passione che sorprese me per prima, anni di amore e desiderio concentrati in un unico bacio.
C'era una voce che sussurrava "lasciati andare". Forse era Russell che lo sospirava nelle mie orecchie mentre mi stringeva i lobi tra le labbra, o forse era la mia mente che mi esortava a non rovinare quel momento che desideravo da tanto. Non avevo bisogno di suggerimenti, il desiderio che provavo era tale che non mi sarei tirata indietro per nessun motivo.
Russell rispondeva nello stesso modo: sentivo i muscoli tesi della sua schiena mentre le mie mani si insinuavano sotto la maglietta alla ricerca della sua pelle.
Eravamo come impazziti, due animali in preda ad un folle desiderio che annullava ogni ritegno. Eravamo solo mani che stringevano più che accarezzare, solo bocche che mordevano più che baciare, solo lingue che si insinuavano in ogni recesso, solo corpi che morivano dalla voglia di unirsi.
Crollammo a terra in mezzo alla polvere del sentiero, sopra gli steli d'erba e le foglie secche. Ero totalmente indifferente ai piccoli rami che mi graffiavano la pelle, conscia solo del mio e del suo calore che pulsavano nella profondità del mio corpo.
Nelle mie orecchie sentivo i suoi gemiti sommessi e parole incomprensibili pronunciate da una voce che era essa stessa una carezza e che mi eccitava né più né meno delle sue mani sapienti e della lingua che mi lambiva i capezzoli.
In un attimo la scintilla che si apriva nel mio grembo si irradiò ad ogni fibra del mio corpo che si avvinghiava freneticamente allo splendido uomo abbandonato al proprio piacere.
Rimanemmo lì, inchiodati al suolo, senza riuscire a far altro che ansimare mentre i nostri corpi si placavano lentamente e le nostre menti riprendevano il controllo.
Ricominciavo a sentire il suo peso sopra di me, la sua pelle umida e salata, il solletico della barba e del suo respiro sul mio collo.
Russell si sciolse dal mio abbraccio e mi aiutò ad alzarmi. Ci ricomponemmo in un silenzio irreale, entrambi increduli per quello che era successo, ed uscimmo dal bosco tenendoci per mano. Russell, perso nei propri pensieri guadava fisso davanti a sé con un’espressione indecifrabile. Non mi guardava, non so perché, in fondo gli avevo dato ciò che desiderava. L’avevo forse deluso? Non potendo rimanere nel dubbio mi fermai di colpo costringendolo a voltarsi per la sorpresa. Lo fissai negli occhi aspettando la sua reazione e, con mio grande sollievo, vidi il suo viso distendersi ed illuminarsi di un sorriso radioso e irresistibile. Scoppiammo entrambi in una risata irrefrenabile. Era felicità ciò che gli brillava negli occhi, non stava recitando, ne ero certa. Mi baciò dolcemente e mi tenne stretta a sé per un lungo momento, poi ci allontanammo insieme per tornare nella luce e nel frastuono della festa.

Lasciai Russell in mezzo ai suoi amici e mi ritirai in casa per una doccia che mi togliesse di dosso la polvere, anche se questo avrebbe significato lavare via l’odore dell’uomo che amavo. Sarei stata fiera di muovermi in mezzo alla gente indossando quell’odore come se fosse un profumo pregiato.
Non mi andava di tornare fuori in mezzo al caos, niente mi interessava più tranne Russell. Vedevo gli amici come un fastidioso ostacolo tra me e lui, eppure fino a pochi minuti prima avevo trovato molto piacevole la loro compagnia. Mi stesi sul letto concentrandomi sui rumori che provenivano dall’esterno della casa in attesa di udire le auto partire portandosi lontano tutta quella gente importuna, ma il tempo passava e niente di quello che speravo con tutte le mie forze si realizzava. Di minuto in minuto vedevo sfumare i miei sogni di una notte d’amore. Il dubbio che per Russell fosse stato solo sesso e che, una volta soddisfatte le sue voglie, di me in realtà non gli importasse granché, mi strinse lo stomaco e mi riempì gli occhi di lacrime. Sempre più frustrata cominciai a piangere come una bambina che non riesce ad ottenere ciò che vuole e, come una bambina, stanca e spossata mi addormentai profondamente.
Subito cominciai a sognare un turbinio di immagini indistinte, più sensazioni che forme definite, e fra queste qualcosa di morbido ed umido che mi sfiorava le labbra. Il mio corpo reagiva accendendosi di piacere e il desiderio che tutto ciò fosse reale mi costrinse ad aprire gli occhi. Labbra morbide si muovevano lievi sulle mie e non si trattava di un sogno… Allungai una mano ad accarezzare la pelle liscia della nuca sotto i capelli, arrotolando tra le dita le ciocche che si arricciavano. A quel tocco Russell si sollevò e mi guardò sorridendo dolcemente.
- Non volevo svegliarti ma non ho potuto resistere. Ero venuto a vedere perché non tornavi in giardino. Temevo che ce l'avessi con me per essere stato troppo brutale. -
- Brutale? No, non sei stato brutale. Hai fatto ciò che andava fatto, non mi hai dato tempo per pensare e di questo ti ringrazio. –
I rumori del giardino si erano un po’ placati. Le poche voci che si sentivano venivano inghiottite dal silenzio circostante.
- La festa è finita? –
- Più o meno. Sono rimasti in pochi e non se ne andranno prima di domattina o prima che sia finita la birra. –
Un brivido mi corse lungo la schiena nel vedere lo sguardo tenero e caldo che Russell mi rivolgeva mentre mi accarezzava il viso. Scostai un lembo del lenzuolo e sussurrai:
- Vieni. –
Russ non se lo fece ripetere due volte e si sfilò di dosso la maglietta. Rimasi a guardarlo spogliarsi finchè non rimase in boxer e si infilò a letto accanto a me.

Vivevo un senso di irrealtà, come se si trattasse di un sogno, ma sapevo che questa volta era reale. Era reale la sua pelle che scorreva sotto le mie mani mentre gli accarezzavo il petto, erano reali i battiti del suo cuore nel mio orecchio mentre mi teneva abbracciata. Non so perché ma mi vennero in mente tutte le volte che, con Carla ed altre amiche trovate in Internet, avevo fantasticato sul suo corpo ricordando in segreto quell'unica notte di cinque anni prima all'interno del suo camper. Persa in queste riflessioni non riuscii a reprimere una risatina.
- Lo so, lo so, sono ingrassato ma non mi sembrava di essere così ridicolo! -
- Che stai dicendo? Sei bellissimo! Stavo pensando che sono a letto con uno degli uomini più desiderati del mondo e c'è chi mi farebbe la pelle pur di prendere il mio posto. Non so se hai mai letto quello che si dice di te nelle varie messaggerie che ci sono in Internet. -
Lui scoppiò a ridere.
- Sì che lo so! Certo che ne hanno di fantasia! E tu? Anche tu partecipi alle discussioni? -
- Beh sì, ammetto di averlo fatto. -
- Almeno tu avevi qualcosa di reale da raccontare. -
- Ben poco a dire la verità. –
- Adesso hai qualcosa di più. –
- Ma non lo racconterei per nessuna ragione. Pensa che prima di venire qui non sapeva del nostro incontro di cinque anni fa neppure Carla che è la mia migliore amica. Mi ha odiata per questo, pensava che non mi fidassi di lei a sufficienza. Non sapeva nulla nemmeno Paul. –
- Lui lo sapeva, gliel’ho detto io. È stata la prima cosa che gli ho detto quando l’ho contattato per la casa. Volevo che il progetto fosse tuo. Morivo dalla voglia di rivederti, perciò ho parlato con Paul e gli ho chiesto di te. –
- Non importava che ti impegnassi in una spesa simile solo per rivedermi, bastava che mi telefonassi. – dissi ridendo.
- L’ultima volta che l’ho fatto mi hai scaricato. –
- Già. Quel maledetto rispetto per Maurice… - sospirai
- Perché adesso non rimani qui? Tra una settimana devo fare il tour promozionale in Europa, perciò potresti tornare a casa insieme a me, con un comodissimo volo privato. –
- Mi dispiace ma non posso, ho un sacco di lavoro da fare a Parigi e poi ho una missione da compiere… –
- Posso parlare io a Paul e convincerlo a farti rimanere ancora per una settimana. Per quanto riguarda la "missione", la puoi compiere anche da qui con una telefonata o una e-mail. –
- Non sono così vigliacca da scaricarlo per telefono. –
- E perché no? Tu non gli devi niente! –
- Ma… -
- Ti ha sempre trattata bene? Ti ha sempre rispettata? –
Esitai.
- Rispondi! –
- No. -
- E allora ripagalo con la stessa moneta! È ora che pensi un po’ a te stessa. E se non vuoi farlo, allora pensa a me, io ho bisogno di te. Ho aspettato cinque anni un’occasione come questa e, non so se te ne rendi conto, ma avremo sempre poco tempo per stare assieme, non è il caso di sprecarlo per qualcuno che non se lo merita. –
- Chi ti dice che io voglia stare con te? –
Lui mi accarezzò una guancia guardandomi intensamente negli occhi.
- Tutto. Tutto in te me lo dice, fin dall’inizio. Non è necessario che tu sia sincera con me ma … -
- … ma cerca di esserlo con te stessa. Ok Russ, ho capito la lezione. Hai ragione però… a volte detesto riconoscere che hai sempre ragione tu. –
- Allora è tutto a posto! –
- No… senti, voglio guardarlo negli occhi quando gli dirò ciò che penso di lui. –
Russell sospirò.
- Che cosa devo fare per convincerti a rimanere? Legarti al letto? O sfinirti d’amore e di sesso finché non avrai più la forza per muoverti? –
- Attento, potresti essere tu quello che alla fine non avrà più la forza per muoversi! –
La risatina allegra e maliziosa di Russ risuonò lieve nella penombra.
- Scommettiamo? – dissi.
- Ok. Se vinco io rimarrai qui. –
- Se invece vinco io… se invece vinco io rimarrò qui! –
Russell mi abbracciò ridendo.
- Allora non c’è bisogno di scommettere! Vedo che cominci a ragionare. –
- Però non sono del tutto convinta. –
Un brivido di piacere mi attraversò la schiena nel vedere lo scintillio sensuale dei suoi occhi poco prima di baciarmi. La sua lingua giocava con le mie labbra nello stesso modo con cui le sue dita mi sfioravano la pelle dell’inguine e si insinuavano oltre il bordo dello slip di pizzo. Mi abbandonai al piacere che lui mi procurava e cominciai a gemere sommessamente.
- Sei convinta adesso? Rimarrai? -
- Sì… - sospirai mentre il mio corpo, sempre più fluido e inconsistente si plasmava tra le sue mani come creta bollente.
- Mmmh! Incorruttibile come il tuo antenato Robespierre! - mormorò con una risatina ironica e soddisfatta.

Ero libera! Libera dai doveri, dalle responsabilità e dai sensi di colpa, libera di amare e di prendermi tutto l'amore ed il piacere di cui avevo bisogno.
Quella volta non era lo stupore selvaggio di un attimo rubato tra gli alberi di un bosco e la polvere di un sentiero come poche ore prima. Era l'unione di due esseri che per anni si erano aspettati, sognati e desiderati, erano gesti consapevoli di avere ore ed ore davanti da vivere nel migliore dei modi, da non sprecare, perché di notti così non ce ne sarebbero state molte nel nostro futuro e questo lo sapevamo bene.
Anche Maurice era un amante esperto e fantasioso, ma in Russ c'era qualcosa di più, un perfetto equilibrio tra passione e dolcezza, una sensibilità che mi faceva sentire finalmente amata ed appagata.

*** *** ***

Un rumore ritmico che si faceva sempre più intenso mi fece uscire dal sonno. Era Paul che bussava alla porta. Russ, ancora addormentato, mormorò una protesta quando mi sottrassi al suo abbraccio per rispondere a Paul. Scesi dal letto e mi misi addosso la prima cosa che trovai, cioè la maglietta di Russell, poi sgusciai fuori dalla stanza chiudendomi la porta alle spalle, sotto lo sguardo esterrefatto del mio capo.
- Claire, ma… Dovresti già essere pronta. Perderemo l’aereo! –
- Paul, ti devo parlare. –
- No, io ti devo parlare. – disse una voce profonda alle mie spalle. Russell era uscito dalla stanza con addosso solo i boxer. Era bellissimo anche così, tutto arruffato e con il viso assonnato.
- Non è necessario, ho capito tutto. Sono affari vostri, non mi dovete nessuna spiegazione. –
- Sì invece. – disse Russ e ci guidò verso il soggiorno dove prendemmo posto sul divano.
- Paul, Claire rimane qui per un’altra settimana. Non è un’idea sua perciò io ti risarcirò per tutti i disguidi che questo può causarti. –
- Non ti preoccupare, per una settimana posso cavarmela anche senza di lei. – disse, poi si rivolse a me.
- E tu che farai con Maurice? –
- Gli manderò un’e-mail per spiegargli tutto. –
Un largo sorriso d’intesa illuminò il viso dell’uomo.
- Saggia decisione! Ragazzi, è ora che io vada, Terry mi sta aspettando in cortile. Vi auguro tutto il bene possibile. –
- Grazie! –
Provavo un profondo senso di gratitudine nei confronti di quell’uomo che, da quando aveva messo piede nella mia vita, mi aveva trattata come una figlia nonostante fossi solo una sua dipendente. In quel momento, sapere che appoggiava la mia scelta mi dava l’assoluta certezza che stavo facendo la cosa migliore per il mio futuro.
Io e Russell seguimmo Paul fuori, dove era radunato il resto della famiglia e Mark. Con stupore notai che nessuno appariva sorpreso nello scoprire che io non sarei tornata a casa quella mattina, come se tutti quanti immaginassero già da tempo la conclusione della storia.
Dopo aver caricato i bagagli sul furgone di Terry, Paul passò ai saluti. Mi si avvicinò e disse, accennando a Russell
- Mi raccomando, trattamelo bene! –
- Certo! Grazie di tutto, Paul. –
- Di niente ma ricorda, la settimana prossima voglio vederti in studio con i piedi saldamente appoggiati al pavimento ed il cervello collegato! –
- Farò il possibile. – risposi ridendo.
Io e Russell rimanemmo abbracciati ad osservare il pick up che si allontanava sulla strada sterrata e scompariva in una nuvola di polvere.
Provai una stretta al cuore, una specie di dolce malinconia unita ad un po’ di apprensione per la svolta che da quel momento avrebbe preso la mia vita.
Come se riuscisse a leggermi nel pensiero, Russ mi sussurrò in un orecchio:
- Non preoccuparti, hai fatto la cosa giusta, anzi, la cosa più giusta che tu abbia mai fatto in tutta la tua vita! –
- Presuntuoso! Spero solo di non essere finita dalla padella nella brace! –
Lui mi rispose con un bacio appassionato.
- Forza, torniamo a letto. –
- Niente lezione di mungitura stamattina? – chiesi.
- Come no! –
Scossi la testa ridendo.
- Non ti è bastato quello che abbiamo fatto stanotte? –
- Quello valeva per ieri. La giornata è appena iniziata… -
Detto questo mi circondò le spalle con un braccio e mi ricondusse in casa.


 

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